ll ruolo degli Enti del Terzo Settore per lo sviluppo di CER "solidali"

di Matteo Greco - Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa


La povertà energetica è una condizione che priva molte persone dell’accesso a un bene essenziale: l’energia necessaria per riscaldarsi, illuminare la casa e vivere dignitosamente. Si tratta di un fenomeno complesso, che può essere provocato o aggravato dai cambiamenti legati alla transizione energetica: senza politiche di sostegno adeguate, rivolte in particolare alle fasce più vulnerabili, le trasformazioni verso un modello energetico più sostenibile rischiano di rappresentare un ulteriore fattore di esclusione sociale.

In questo scenario, le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), se opportunamente progettate e gestite, possono rivelarsi non solo funzionali a promuovere una transizione energetica più equa e inclusiva, ma anche rappresentare un innovativo strumento di “welfare energetico”.

In particolare, le CER di questo tipo vengono sempre più spesso descritte con l’attributo di “solidali”. Si tratta di una definizione atecnica, priva di un riconoscimento normativo, ma comunemente utilizzata nel dibattito pubblico e nella prassi per indicare quelle CER che coinvolgono cittadini in condizioni di vulnerabilità e/o destinano i benefici economici derivanti dalla condivisione dell’energia prevalentemente a finalità solidali.

Proprio per questo motivo, la realizzazione di una CER solidale rappresenta un obiettivo che molti enti locali si sono posti, consapevoli dei vantaggi che ne possono derivare in termini di contrasto alla povertà energetica. Tuttavia, gli ostacoli da superare non sono pochi.

Infatti, se costituire una CER è già di per sé un processo complesso, dar vita a una CER solidale è un passaggio ancora più impegnativo.

Le difficoltà principali riguardano:

  • I costi dell’investimento iniziale, che impongono il reperimento di capitali privati o pubblici, reso ancora più difficile dalle minori disponibilità economiche dei potenziali soggetti coinvolti.
  • La necessità di spazi adeguati per installare gli impianti.
  • Rinunciare alla logica sinallagmatica a favore di una logica solidaristica: una scelta che richiede ai partecipanti un impegno consapevole e la disponibilità a sacrificare parte del proprio beneficio personale per perseguire finalità di interesse generale.

Inoltre, costituire e gestire una CER solidale può rappresentare un compito particolarmente gravoso per un ente locale, sia sotto il profilo amministrativo che organizzativo. La complessità delle procedure, i vincoli normativi e i numerosi aspetti da curare possono rendere difficile garantire un coordinamento efficace e una gestione efficiente dell’iniziativa, compromettendone il potenziale impatto sociale.

In questo contesto, si ritiene che il coinvolgimento degli Enti del Terzo Settore (ETS) rappresenta un elemento chiave per la promozione e la diffusione delle CER solidali. Gli ETS, grazie al loro radicamento sociale e alla conoscenza diretta delle comunità locali, costituiscono un osservatorio privilegiato dei bisogni delle fasce più vulnerabili.

La loro capacità di ascolto e di intercettare le necessità del territorio consente di facilitare la progettazione e la gestione di CER solidali, garantendo un maggiore coinvolgimento dei cittadini in condizione di vulnerabilità e assicurando che i benefici derivanti dalla condivisione dell’energia siano effettivamente destinati a finalità sociali.

In questa prospettiva si colloca il Regolamento approvato da Roma Capitale, che rappresenta il primo esempio in Italia di disciplina comunale volta a favorire la nascita e lo sviluppo delle CER solidali, attraverso l’utilizzo dello strumento della co-progettazione, previsto dal Codice del Terzo Settore.

Con la delibera n. 174/2024, approvata dall’Assemblea Capitolina all’inizio del 2024, l’amministrazione ha definito un quadro normativo che consente agli  ETS di accedere a procedure semplificate per la realizzazione e la gestione di comunità energetiche di tipo solidale.

Il regolamento prevede due modalità operative:

  • La prima consente agli ETS di presentare proposte di co-progettazione finalizzate all’utilizzo delle coperture di edifici pubblici per l’installazione di impianti fotovoltaici. In cambio, gli enti si impegnano a costituire CER solidali, destinando i benefici economici generati (come gli incentivi sull’energia prodotta) a progetti di interesse sociale e ambientale.
  • La seconda procedura riguarda invece l’assegnazione di impianti fotovoltaici già realizzati direttamente dal Comune – o in fase di realizzazione grazie ai finanziamenti del PNRR – ad ETS iscritti al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS), che assumano l’impegno di avviare e gestire CER solidali.

Il Regolamento attribuisce un ruolo di coordinamento ai Municipi, con il supporto del Dipartimento Politiche Sociali e dell’Ufficio Clima di Roma Capitale, al fine di assicurare che i progetti selezionati perseguano obiettivi di interesse generale, tra cui la lotta alla povertà energetica.

Occorre considerare, inoltre, che il Regolamento in esame non si limita a facilitare la costituzione delle CER solidali, ma ne promuove anche l’organizzazione sotto forma di Ente del Terzo Settore (ETS).

Questa scelta si rivela particolarmente funzionale quando l’obiettivo è far sì che l’attività di produzione e condivisione dell’energia diventi uno strumento per generare risorse da destinare ad attività di interesse generale e a beneficio della collettività.

La forma giuridica di ETS consente, infatti, di accedere a specifiche agevolazioni fiscali, tra cui le detrazioni per le erogazioni liberali (art. 83 CTS). A ciò si aggiunge la possibilità per le stesse CER-ETS di collaborare con le amministrazioni pubbliche attraverso gli strumenti di amministrazione condivisa previsti dall’art. 55 CTS, oltre a beneficiare del cosiddetto “Social bonus” (art. 81 CTS), che favorisce la raccolta di risorse private per progetti a forte impatto sociale.

In conclusione, si ritiene di poter affermare che gli ETS rappresentano un veicolo fondamentale per lo sviluppo di CER solidali, secondo due direttrici complementari: da un lato, attraverso il coinvolgimento degli ETS già attivi sul territorio nella promozione e gestione di tali tipologie di CER; dall’altro, attraverso la costituzione delle stesse comunità energetiche in forma di ETS, valorizzando così le opportunità offerte dal Codice del Terzo Settore in termini di collaborazione con le amministrazioni pubbliche e di accesso a strumenti e agevolazioni dedicate.